venerdì 26 settembre 2014

Cultivate Culture

E’ proprio tutto perfetto. Tutto quello che rispetta e veicola la ‘cultura’, intendo. Anzi, uno spot accattivante è quanto di meglio si possa applaudire per salvare e rilanciare, per mettere il dito, accendere la luce, farci sentire il respiro. Il respiro di tutto ciò che è cultura. In musica o letteratura, nel cinema, nell’arte stessa della città. Che scrivere, leggere, ascoltare, vedere sono il più grande viaggio dello spirito.
Alimentare e alimentarsi. Perché questo è la cultura, nutrimento.
Per questo amare e difendere le sue forme è essenziale. Già, è un atto di vita. Desiderio e bisogno. Godimento e ricchezza.
Occorre bagnare e curare per raccogliere buoni frutti. Curiosità, buona volontà, fantasia. Siamo chiamati tutti, ora più che mai, ad aggrapparci con tutte le forze alla produzione e al consumo di cultura. Roba da sballo. Sballo vero. Lì, nella nostra identità, là, nei percorsi di conoscenza, forever.
Sostanza stupefacente. L’unica droga che ci può mettere al sicuro.

Ottima idea e grande regia, Marco Paracchini. Con la splendida performance di Stefania ‘Alteria’ Bianchi, of course.

giovedì 11 settembre 2014

Una storia da sballo

Ci sono i passerotti, che al tavolino del bar si accomodano per l’aperitivo e il pranzo. Ci sono i colombi, che provano la stessa avventura ma piacciono molto meno agli umani avventori. Ci sono i cani, fieri fedeli e bellissimi, che trovano la ciotola di acqua fresca nella sosta.
Ci sono quei cicli e quelle lezioni. Le immagini di dolcezza e di relazione. Qualcosa che la natura consegna, qualcosa che sperimentiamo con lo sguardo rapito. E poi c’è un lampo di emozione, quel brivido che senti quando improvvisamente, finalmente, intuisci quello che a lungo hai cercato di capire.
La vita la giochi in un frammento colto al volo, in un becco che punta la briciola, nella coda che parla, tra le leggi non scritte. Sfiorando con il pensiero i rami oltre la grande vetrata, là, nel meraviglioso parco che ha visto quelli prima di te e aspetta quelli dopo di te.
La vita la giochi quando smetti di smaniare e trovi il mondo. Pure se le zanzare ti ricordano che sei in quello spicchio di terra che loro abitano volentieri. Anche se il cielo non è sempre blu.
La vita la giochi nelle tue strade, che sono come tutte le strade ma conoscono i tuoi passi come tu conosci loro. Quando magari sogni d’essere altrove e loro ti fanno sentire il loro sogno.

Chissà poi quanti aironi, poco distanti, potrebbero raccontare questa storia. Una storia da sballo perché è stupefacente come tutto quello che ti regala la più grande sorpresa che tu potessi desiderare.

mercoledì 3 settembre 2014

Una absolut

E’ una absolut ghiacciata. Vodka. Buona. Al tavolino del solito bar. Che solito lo è davvero, nello scrigno dei luoghi che sono casa. Insieme alle facce e alle parole. Senza abitudine, che quella è un’altra cosa. E’ un comodo sofà, una noiosa pigrizia, un facile rifugio. Il solito del cuore è la tua identità. E’ tutto quello che è fuori dalle finzioni, quello che esprime niente altro che quello che sei.
E poi c’è la seconda. Una tira l’altra. A sciogliere le spalle prima della lingua, a liberare il sorriso, a far brillare il cielo senza stelle. Lucida, sempre. Che basta solo quel pizzico di euforia per rimetterti dritta, in pace, in faccia all’orizzonte. Anzi ci vuoi essere, intera.
D’altra parte è così. Ogni giorno nella scatola. Per ore fatte di troppi minuti. In mezzo al niente che si improvvisa tutto, tra mani che sembrano artigli, con le orecchie stanche di quei piedi che battono nervosi e veloci. Già, tu in quella miseria di realtà ti fai triste e ansiosa. Stringi i denti fino a sera, fino al tavolino del solito bar, con la absolut ghiacciata. Lì la vita ti accarezza come tu accarezzi lei.
Lo so, pensi che non è giusto. Hai ragione, non lo è. Non si dovrebbe aspettare il buio per respirare, non si vorrebbe credere che esistono mattine e pomeriggi inutili, non si potrebbe immaginare mondo più brutto. Ogni absolut è un passo per dimenticare, un passo per resistere, un passo per sognare.

Qualcosa di te sarà. Forse un po’ è già, in quella atmosfera, sotto il cielo nero rischiarato dalla tua brillante leggerezza. Roba da sballo è la tua testa. Roba da sballo è quella forza che si sta facendo largo, tra rigori assurdi, monotonie cieche, confini insopportabili. Bella, tu. Che pian piano rialzi la testa e cerchi la strada.

giovedì 28 agosto 2014

Scorciatoie da sballo

Andare dritti al punto. Sorridere al primo incontro. Porgere subito la mano. Sciogliere lingua e orecchie in ogni angolo del mondo. E, soprattutto, evitare le strade tortuose, il tragitto più lungo, l’artificio della strategia.
D’accordo, onore al merito alle tattiche di gioco e lavoro, talvolta indispensabili o almeno utili ad arrivare al traguardo. Ci stanno. C’è chi vince e chi perde e, tutto sommato, la bravura sta in tutte le mosse, di mani piedi e pensiero.
Ma nelle relazioni personali pollice verso agli schemi, alle arzigogolate elaborazioni, alle manovre. Evviva le scorciatoie da sballo. Leali, intense, immediate. Roba che avvicina mare e montagna, terra e cielo. Si sente sulla punta delle dita come marmellata da leccare, sulla pelle in festa per i brividi dell’emozione. E rilassa la mente. Oh come la distende. Neanche fosse adagiata su un lettino da spiaggia, morbidamente sedotta da un divano.
Il candore è un po’ euforia. Ecco qui.
Tutto un film di sentimenti, avventure, risate. Che a nessuno è dato evitare brutte evenienze ma a tutti è permesso non stare al largo dalle belle occasioni.

Ci vuole occhio. Si, ci vuole occhio. La scorciatoia è lì, devi individuarla e imboccarla. Spedito e a sguardo pieno.

mercoledì 20 agosto 2014

Do not disturb

Non rompere le palle dovrebbe essere dovere assoluto. Il limite naturale e invalicabile alla propria libertà, ovvero il rispetto degli altri.
Roba da sballo, non rompere le palle e non avere intorno chi le rompe.
E c’è un concetto enorme di responsabilità in questo diktat all’apparenza ironico e provocatorio. Umiltà, buon gusto, sensibilità, discrezione. Perché ci sono pace e saggezza solo là dove ciascuno impara a vivere senza annoiare, complicare, irritare la vita altrui. Perché c’è illuminata profondità dove garbo e intelligenza sanno frenare gli eccessi di arroganza, insofferenza, boria.
Poi, è chiaro, ciascuno paga in proprio il conto di ciò che scrive e condivide. E pure lo scotto di quello e quelli che perde strada facendo in ragione di ciò che scrive e condivide.

Più che di controllori e giudici avremmo bisogno di una misura capillare, unanime e salda insomma. Che così ognuno saprebbe governare le proprie idee, fare scelte, elaborare pensieri, esprimere pareri senza frantumare la pazienza e la tolleranza del mondo intero.

sabato 16 agosto 2014

Il tempo di vedere e godere

Roba da sballo, la semplicità.
Aria, acqua, terra, fuoco. Ci sarà un perché. E’ tutto lì, negli elementi della natura. In quella grande bellezza. In quella forza senza pari. In quella luce meravigliosa. Nel sudore, nella passione, nella nudità.
Se abbiamo qualcosa da rincorrere quella è la lentezza. Già. Quella che ci consente il tempo di vedere e godere. Quella che ci riconsegna all’essenza di tutto. Quella che ci abbraccia di verità.
I suoni e i profumi. Le parole e le carezze. Un paio di scarpe da ginnastica e un sorriso sulla faccia. Un saluto caldo, uno sguardo intercettato in un soffio, una mano nuova da stringere. L’alba, il tramonto, il bosco, il cortile di casa, il pane con la marmellata. Che se poi hai le bolle di sapone, la corda per saltare, un pezzo di orizzonte da ammirare hai la gioia in tasca. Quella dei saggi. Che non hanno mai la pretesa o il sogno della felicità ma sanno sempre amare il momento magico.

Io la trovo, la semplicità. Nelle mie speranze docili. Nelle mie euforie poetiche. Nelle mie fragilità buffe. E la tengo stretta. Preziosa, tanto preziosa. 

mercoledì 13 agosto 2014

L'attimo inebriante

Non dobbiamo restare senza fiato! Anzi, lo sballo è averne a sufficienza per godere pienamente l’attimo. L’attimo, quello inebriante.
Che il segreto delle cose belle sta nei nostri occhi pronti a vederle, non a scattare fotografie. Certo, l’immagine che resta nei ricordi è importante ma guai a ritrovarsi a gustare un album dove abbiamo incollato magnifici ritagli mai autenticamente vissuti.

E’ come tirare un sospiro di sollievo. Ci vogliono polmoni ben carichi per buttar fuori aria a volontà!

mercoledì 30 luglio 2014

Vaffanbip

Che qualche volta è roba da sballo. Non tanto il vaffanbip, fuori eleganza e ordinanza, quanto il liberatorio distacco da qualcosa o qualcuno. Non mi riferisco alle rotture da litigio ma al sano vaffanbip a una catena mentale, a un luogo, a una routine, a un’ossessione. Alla maturazione di uno stato di serena indipendenza da qualche vecchio e odioso lacciuolo, uno di quei terribili e ingombranti limiti al cammino noti come palle al piede. L’abbandono di chi soffoca le nostre espressioni, la felice e matura emancipazione da un circolo vizioso di cose e persone.
Vaffanbip.
Di quelli da sospiro di sollievo e gioia ad alta velocità. Praticamente una medicina con effetti portentosi. Che se incroci uno specchio ti fa vedere con gli occhi che brillano, distesi e compiaciuti. Neanche fossi in vacanza da un millennio!
Vaffanbip alla noia e alla paura. Evviva. Fuori da, oltre i, proiettato verso. Che è un po’ come scaricare il fardello dalle spalle e lanciarlo a tutta forza in fondo al mare. Via, per sempre. Con tutta la leggerezza che ne deriva, nel corpo e nell’anima. Droga buona il vaffanbip al momento giusto, quando la misura è colma e il coraggio arriva alla bocca.

Vaffanbip. E il passo si fa trotterellante.

giovedì 17 luglio 2014

Verità da sballo

Roba da sballo, la natura. E ci vuole ‘solo’ semplicità per capirlo. Altro che smanie. Basta seguire il flusso, delle cose e della vita.
La corsa a chissà a cosa ha lasciato pugni di mosche. Guai ne abbiamo fatti, ai noi stessi e al mondo intero. Ma non è mai troppo tardi, forse. Per ripartire. Per svoltare. Per farsi un bagno di verità. Verità da sballo, roba inebriante. Che sta esattamente in tutto quello dal quale presuntuosi, egocentrici, superficiali, pretenziosi siamo scappati, da tutto l’amore al quale stupidi e miserabili ci siamo sottratti.
Mi ha emozionato il pensiero di Elisa:
‘ieri ho avuto il piacere di parlare quasi due ore con una cara anziana signora, mi ha raccontato di suo marito che non c’è più, delle cose che facevano da giovanissimi, delle attenzioni che lui ha avuto nei suoi confronti fino all’ultimo giorno che hanno trascorso accanto. A stento ho trattenuto una lacrima. Ma io mi chiedo, noi generazione di scoppiati, di persone poco attente ai veri valori della vita…un giorno sapremo perdonarci per tutto quello che ci siamo persi? Per gli anni sprecati, per le cose fatte con leggerezza, per la non voglia di mettersi in gioco mentre la persona giusta ci scivolava dalle dita?’
C’è molta amarezza. Ma, dove si fanno strada consapevolezza e sensibilità, c’è sempre un’enorme speranza. Quella che si apra una breccia, che la breccia si allarghi e spalanchi l’accesso alla vita, quella autentica. Fatta proprio di gesti complici, di sguardi infiniti, di legami profondi.
Roba da sballo. Che non ha bisogno di fuochi d’artificio, illusioni, inganni. Che sa sorridere, sinceramente. Che comprende che le grandi felicità stanno nei piccoli momenti.

E’ questo il tempo. Perché al fondo del barile, anzi dopo averlo pure raschiato, non si può che risalire. Con un bel colpo di reni. Evviva.

lunedì 14 luglio 2014

Roy Paci: Vale la pena

Caro Roy, già vale la pena, e scusa se rubo la tua calda e saggia esortazione, sentire te, la tua tromba e tutto quell’amore per la musica e la vita che metti in quello che fai…poi ti metti pure a emozionarci e a entusiasmarci con certe stupende riflessioni su facebook che fanno urlare un po’ di cosette.
Più o meno queste:
meno male che facebook c’è
Italians do it better
Roy Paci forever
Roba da sballo
Che se provi a shakererarle esce il senso di tutto, di noi, dei giorni, di un mondo nel quale stare a mani aperte. Per incontrarne altre, per ricevere gioia, per porgere meraviglie. O per scavare nel fango e tirar fuori perle. Produrre cose belle. Farsi i calli d’euforia.
Questo è il posto giusto, non per celebrarti – che a quello pensa il successo che meriti – ma per ringraziarti. E, mi auguro, per diffonderti, come il migliore dei possibili sorrisi contagiosi.
Roba da sballo è godimento, benessere, allegria, vitalità. Di quelli autentici, fatti di realtà, respiri, fatiche, lealtà, talenti. Di pensieri e sogni, di slanci e lotte. Di quella onestà intellettuale che fa uomini gli uomini. E di quella voglia di esserci, esserci davvero, fino in fondo e avanti tutta. Non per smania, mai. Ma perché l’esistenza è questa qui: sudore, verità, amore, merito, orizzonti.
Con un buon pizzico di saggezza mescolata all’umiltà la roba da sballo è a portata di mani aperte. Oh si cade, certo. Ma muscoli allenati ci fanno rialzare in un nanosecondo. E via, a cavallo di desideri e tenacia.

Hai ragione Roy ‘in un’epoca in cui tanti curano avidamente il proprio orticello, darsi agli altri è un vero gesto rivoluzionario’…Allora viva la rivoluzione, qui, ora e per sempre! E grazie.

giovedì 3 luglio 2014

Sballo da connessione

Ogni mattina prima di connetterci alla rete colleghiamoci alla vita.
Internet può aspettare, il mondo invece merita la nostra presenza subito. Possibilmente sveglia e brillante.
Testa e cuori saldi e pronti. E avanti con lo sballo. Sotto l’uragano dei sensi. Con le mani in pasta. Con le gambe in moto. Sentire, vedere, fare. Mettere insieme fatti e parole, respiri e progetti.

Il bene o il male ci acchiappano come e quando vogliono, se ne fottono dei nostri bronci e delle nostre lusinghe. Comunque resta sempre infinitamente più gagliardo esserci che trascinarsi. Ecco, basta aprire gli occhi, rimboccarsi le maniche, accendere i motori e schiudere il sorriso. 

mercoledì 2 luglio 2014

Mescolati godiamo

Il miglior viatico per una serena, splendente e perfino autorevole dignità è lo sprezzo di qualsiasi malsano istinto di superiorità.
A me facevate paura, voi saccenti, snob, razzisti e dintorni. Poi avete preso a farmi ribrezzo. Oggi sinceramente mi muovete solo compassione.
Che la vita possa illuminarvi, accidenti. Quello che mi tieni in piedi, sempre, è la consapevolezza di essere niente e nessuno ma di avere cuore e testa per accogliere, inseguire, respirare qualcosa e qualcuno.

Roba da sballo la vita pronta ad essere vissuta, fino in fondo. Per scoprire, imparare, amare, ridere. Disposti a tutto per una bella emozione, ecco, questa dovrebbe essere la didascalia sotto la foto di uomini e donne.

lunedì 30 giugno 2014

Tutto il resto è paranoia

Quello che devo sapere sta nelle righe quotidiane. E c’è poco da scandalizzarsi se sto nel raggio della vita. L’essenziale basta, eccome. Con quello arrivo fino a dove lo spirito può spingersi. Tutto il resto non è noia, è paranoia.

Roba da sballo uscire dagli schemi dei viaggi organizzati. Roba da sballo vedere qui e ora invece di lanciare lo sguardo smanioso chissà dove. Roba da sballo il sublime senso della semplicità.

sabato 28 giugno 2014

Assumo una sostanza stupefacente

Coming out. D’accordo, mi drogo. E’ una necessità. Uso terapeutico, insomma. Nessun allarme, non nuoce alla salute, anzi. Se ne possono assumere anche dosi massicce. E’ una sostanza che via fiato si sparge nell’aria distribuendo giovamento a chiunque osi respirarla.
Roba da sballo ad effetto immediato e potente. Portentosa.
Stupefacente, la leggerezza. Che si nutre, seriamente, ogni giorno con il semplice pensiero. Crea forte, fortissima dipendenza. Non posso proprio farne a meno. E più ne consumo più sento di avvicinarmi all’umile saggezza.
Non ero malata, prima. La terapia però urgeva per allontanare le stolte pesantezze di mezzo mondo e per scongiurare la contaminazione. La prevenzione, innanzi tutto!

Peraltro è gratis, produzione spaccio e uso, tutto in casa fai-da-me. Clamoroso.

giovedì 26 giugno 2014

Una buona dose di euforia

Roba da sballo, l’euforia. Che qualche volta la provi e tocchi il cielo con un dito. Spesso però ne avverti la voglia ma l’attimo non arriva. Perché, diciamolo, noi l’aspettiamo come una botta di fortuna dal cielo e quella non ci pensa proprio a fare capolino.
E’ così forse che si risolvono quelli che la cercano, l’euforia. Con il naso, per lo più. Come se l’euforia non meritasse un po’ di impegno e di energia, accidenti. Come a voler stringere in pugno tutto e subito senza neanche degnarsi di tenere il cuore in vita. E lì a un bel picco di euforia non può che avvicendarsi un patetico crollo. Perché non ce la fai più, senza. Perché desideri la vetta ma le gambe e il fiato ti ci portano solo con il carburante.
Il godimento incontenibile è quando la raggiungi con le mani e la testa, invece. A sorrisi, fatica, volontà. In qualche soddisfazione. In un grazie che arriva. In qualcosa che ti piace. In una bella emozione.
Oh già la sento l’apatia di chi brontola a caccia di quella pronta: solo parole, quando non arrivano eventi clamorosi, sensazioni gradevoli, situazioni appaganti non servono. Ma che cazzo di ‘filosofia’ della miseria umana!
La sorte non la scegliamo e non la governiamo ma nessuno può raccontare la storiella che sono quelli mal messi a trovare ristoro nell’euforia in polvere. Anzi. La virtù trova casa facilmente in chi ha sensibilità e passioni, ecco tutto. E’ lì che c’è ingegno per fabbricare occasioni di euforia. E’ lì che dimora la capacità di coglierle e apprezzarle.
Sta ovunque, la motivazione per l’euforia. Basta vederla. Che poi ci possa capitare intorno una vita difficile è pure incontestabile. Ma l’euforia, eccome se ti aiuta a respirarla diversamente. A sfondare qualche porta. A ridere. A conoscere la gioia.

E una cosa posso assicurare: chi più ha provato il dolore e la tristezza più riesce a riconoscere al volo, rispettare e amare l’euforia, quella vera.

venerdì 13 giugno 2014

La merda piace

La merda piace.
A qualcuno non risulterà allettante eppure non temo attendibili smentite.
Siamo nella merda. E non penso alla crisi economica o, almeno, non solo a quello. Siamo nella merda per molti motivi, a molti livelli, in molti modi. E, nonostante lamenti e imprecazioni, dimostriamo che è una condizione che ci garba. La riteniamo bella, la merda. Forse pure buona. Sicuramente affascinante.
Il richiamo della merda sembra irresistibile. Il resto può attendere, andare a quel paese, suicidarsi.
Il gradimento, incredibile ma vero, è trasversale e acchiappa tutte le generazioni viventi. Quanto meno in Italy. Ecco, abbiamo qualcosa che ci tieni uniti.
Il bravo ragazzo innamorato non è macho abbastanza, è troppo sensibile e qualche volta così serio e zelante da non farci volare le farfalle nello stomaco. La bella ragazza intelligente è noiosa, magari non veste alla moda e non si fa neanche le canne. Roba da non degnare di sguardi e pensieri.
L’onesta povertà è un sacrificio insopportabile, tunnel da sfigati, sinonimo di deficienza. La gratitudine, la lealtà, l’impegno sono fardelli per rincoglioniti e via di questo passo.
Il furbo è il vero vincente. Spregiudicato, menefreghista, arrivista.
Il ricco poi fa andare in brodo di giuggiole. Non importa perché lo è. Se anche
si è fatto i soldi contro ogni regola, sulla pelle di tutti o qualcuno, senza arte né parte, quello che conta è che faccia una vita di lusso. Noi siamo ghiotti del benessere di ferrari, gioielli, vacanze esclusive.
Non consideriamo davvero un criminale chi evade il fisco, intasca tangenti, fa i suoi porci comodi con la cosa pubblica. Se ne possiamo godere un pochino e non ci mette alla fame, ci andiamo volentieri a cena, in discoteca o al cinema. Anzi ci eccitiamo già all’idea di averlo come amico. Rifiuteremmo ovviamente l’occasione se ci arrivasse dal vicino di casa tanto educato quanto squattrinato.
A noi fanno ombra la cultura, il merito, l’integrità morale.
Abbiamo la condanna sulla bocca per tutto e tutti ma la verità è che la merda in galera non la metteremmo mai.
A noi piace, la merda. Non il maglione in pura lana, tanto per dire, ma quello con la griffe a vista. Non voglio dire che la griffe sia merda, intendiamoci, è il nostro cervello in pappa a volerlo solo perché è merda, nel senso di figo o in.
Noi desideriamo la merda. Il talent show non lo sconosciuto del quartiere con l’ugola d’oro o le mani che fanno inebriare una chitarra. Perché è nel talent che c’è tv, visibilità, fama, sogno sfrenato di emulazione, isteria collettiva. Al talento di quartiere neppure rivolgiamo un saluto.
Siamo nella merda perché è tanto, troppo difficile, comunicare il disagio, i sentimenti, le riflessioni, i problemi. Tutti vogliono solo vedere e sentire merda.
Se siamo nella merda e ci piace non vi è rimedio da trovare.
Al più sono i quattro gatti che vivono contro corrente a dover cercare un senso, una via, una ragione, una forza di sopravvivenza. Io mi attrezzo ogni giorno.
E devo dirvi che è un’ebbrezza unica stare fuori dalla merda. Insomma meglio, molto meglio, la merda delle ristrettezze, delle fatiche, dei drammi reali che la merda circolante, accidenti.
D’altra parte è impossibile liberarsi della merda, quella autentica. Ma almeno ci possiamo liberare di quelli che se la mangiano h 24 tutti i giorni.

Sintesi: a me la merda non piace.

martedì 10 giugno 2014

Fuori...di testa



Qualche volta non è importante che siano i tuoi piedi ad arrivare. Basta che tu sia in quel punto esatto con il pensiero.

Se sogni forte è quasi realtà. O almeno una magnifica illusione di realtà. Che aiuta. Accidenti se aiuta. D’altra parte una vita parallela, fatta di acquoline in bocca e immagini negli occhi, è un film necessario. 

E’ come creare un’alternativa possibile. Saltellando con lo spirito si può stare un po’ qui e un po’ lì. E non stiamo a preoccuparci del rischio di vivere ‘fuori’, quando sei lì a girare tutte le scene e poi ad accomodarti al cinema per godertele sei già ‘fuori’. Tanto vale fartene una buona ragione. Questione di sostenibile leggerezza…

sabato 7 giugno 2014

Droghiamoci di passione

Io il bisogno di evasione o euforia lo capisco. Eccome. Che ci sono momenti che neanche un cric pare possa risollevare il morale dalla palude in cui è sprofondato.
Perché poi la forza, l’audacia, lo slancio sembrano pronti a esaurirsi come le pile, accidenti. E in balia dei giorni neri aggrapparsi a qualcosa è l’unica via d’uscita. Specie se ci si mette di mezzo anche la noia, quella pericolosa che ti trascina via da qualsiasi senso che stia in piedi. O la fragilità, quella di un cuore troppo tenero o di una testa che lotta di brutto con i fantasmi e le pene.
E allora l’unica grazia è avere un piacere. Uno di quelli che ti mettono addosso allegria, ti tolgono il fardello dalle spalle, ti catapultano altrove. Non è un sogno. Anzi, tutta realtà. Roba da sballo, la passione. Che è desiderio incontenibile e godimento impareggiabile. Una smania buona, che invece di darti il tormento ti culla di carezze.
Assumiamo dosi massicce di passione. Roba da sballo che fa bene. E il più delle volte è un bene generoso, che si diffonde, che produce cose belle. Io questa foto di Conci Rinaudo con la macchina fotografica la prendo ad esempio, invece di farmi un selfie mentre leggo, scrivo, sto a teatro o guardo un film giusto.
D’accordo, possiamo sempre aspettare anche che la ruota giri, che arrivino chissà quali emozioni, che la serenità scenda gentilmente su di noi. Nel frattempo però ‘facciamoci’ di quello che ci aiuta a resistere o meglio quello per cui vale la pena resistere. L’energia che profondiamo, peraltro, ci stampa in faccia un sorriso enorme. E questo è sempre il principio di ogni possibile svolta. Che non si tratta di ottimismo oltranzista. Nessuna illusione. La vita è dura, talvolta durissima. Non ci sono facilonerie magiche, sia ben chiaro.
Ma nella legge della sopravvivenza o della vita l’amore con il quale facciamo click, curiamo il giardino o suoniamo la chitarra è indiscutibilmente ancora di salvezza. E poi perché privare il mondo dell’eventualità che una nostra passione sia strabiliante, eccitante, rilassante? Una bella foto, un bel libro, una bella canzone, un bel maglione fatto a mano, una bella collezione di figurine sono anche belle occasioni per altri…

Tutto qui. Sono per la droga pesante: passione avanti tutta! 

giovedì 5 giugno 2014

Roba da sballo: la bilancia

Mamma fortuna non mi ha fatto litigare pesantemente con la bilancia.
E’ roba da sballo. Non per un fattore estetico, diciamolo. Ci sono di mezzo benessere e agilità. E pure comodità di guardaroba.
Ma alla vigilia della terza età l’ago informa che è pronto a schizzare. Così i miei piatti da 300 gr di pasta sono diventati eccessivi. Lo sballo devo cercarlo in altri cibi e nella forza di volontà, quella che trattiene forchetta e bocca.
Tutto nella norma. Finché a ballare sono due o tre chili non c’è lamentela sostenibile. Resta solo da aguzzare l’ingegno. Perché testa e palato, amiche e amici, hanno bisogno di effetti stupefacenti. Senza scomodare la questione del cibo che colma chissà quali vuoti o della fame nervosa o del boccone che distrae, il piacere della tavola è un elemento essenziale del nostro sballo quotidiano.
Possiamo convincerci che si mangi per pura sopravvivenza però, prima o poi, corpo e umore ci ricordano che qualche goduria vogliono concedersela. Sarà lì che è nata la mise en place, la presentazione stuzzicante, quella che con quattro verdurine sazia almeno la vista. Ma sarà anche per quello che una certa tristezza è sempre in agguato. O riusciamo a fare pace con tutto solo se ci vediamo scheletrici, allora il frigorifero può starsene vuoto per sempre, oppure dobbiamo fare i conti con lo sfizio. Con l’attimo di sapore e profumo che manda letteralmente su di giri.
Roba da sballo. Che per qualcuno è qualsiasi cosa che abbia zucchero oltre ogni tollerabile soglia glicemica e per altri è una bomba proteica o una vagonata di carboidrati.
Alla mia età, dopo decenni di onorata carriera da sbafina, la parola dieta equivale più o meno a una coltellata nello stomaco che arriva contemporaneamente a una sventola a cinque dita che mi sloga la mandibola. L’unico compromesso accettabile è lo sballo occasionale.
Ovvero inserire nel piano di vita l’eccezione, quella che conferma la regola. Alternare alla lucidità il delirio aiuta molto, moltissimo.
Non chiamatela sregolatezza alimentare così parenti, amici, medici non saranno indotti a prediche di buon senso. Chiamatelo, se mai, sano equilibrismo. Che ci sono le condizioni fisiche e quelle psicologiche, le regole e il bisogno di trasgredirle, il rigore e l’allegria, lo stato di dipendenza e lo stato di indipendenza. Insomma acquisire una ‘libertà controllata’ di pappa è decisamente gratificante.
E’ un trucco con il quale ci prendiamo benevolmente per il naso. Se oggi sforiamo e ingurgitiamo un’overdose di quello che proprio ci piace ci piace ci piace per qualche giorno torneremo sulla retta via senza alcuna fatica. La bilancia, ve lo garantisco, si fa complice subito. Urla dopo l’azzardo e poi ti sorride quando rientri nei ranghi.
Non è un invito allo yo-yo, quello sconsiderato. Macché. Roba da sballo con moderazione. Et voilà.

Si avverte anche un’impennata di simpatia. Quelli perennemente a stecchetto sono nevrastenici. Quelli obesi sono sotto tono. Quelli a sballo calcolato sono più sereni, possono sgarrare in compagnia e ridurre le calorie a casa. Tutto guadagno.

mercoledì 4 giugno 2014

Che figata!

Che figata. Magari è un dono a sorpresa. Un paesaggio di quelli che sognavi. Un micio che fa moine. Un film al cinema.
La torta della tua amica provetta in cake design. O i due chili che ti ha tolto la bilancia dopo i crampi della fame e gli allenamenti.
Che figata. Piccola o grande. L’attimo che ti piace merita l’esclamazione. Quel sorriso beato che ti illumina la faccia. E magari un brivido sulla pelle da emozione pura.
Che figata. Stupirsi, eccitarsi. Senza andare in capo al mondo a fare free climbing o in pista a 300 km all’ora. Senza barcollare e senza sballarsi. Senza le paranoie del prima e dopo. Senza buttarsi via. Lucidi e entusiasti. Tutta roba buona, genuina. Distillati di allegria o di soddisfazione. Con il palato che gusta, l’occhio che apprezza, la testa che si rilassa, il cuore che esulta. E magari pure lo specchio che ti fa l’occhiolino.
Echissenefrega se è banale fare pensieri così, illudersi che si possa avere tutti il tempo per esserci senza polverina, andare ogni giorno a caccia di schegge di felicità.
Echissenefrega se sei out solo perché qualcuno ha sbagliato le categorie di in e out. Che poi a dirla tutta, appunto, out sono loro.

Che figata. Esercitare il diritto di libertà naturale. Ci sei. Davvero, davvero. Echissenefrega se non hai la baldoria o il coraggio a comando. Anzi. Che figata la tua vita di alti e bassi. Come la mia.

martedì 3 giugno 2014

J AX: Immorale

‘Tutto quello che amo fare è immorale o illegale’…
Capita. Di trovarsi fuori regole e costumi. Di essere attratti dalla trasgressione. Di non essere connessi ai valori dominanti, in uno spazio e in un tempo. Di prendere la vita con rabbia.
O di essere solo più veri degli altri. O più liberi. O più audaci.
Capita. Di essere differenti. Che in fondo, la differenza, è la bellezza del mondo. La sua ricchezza. Almeno fino a quando non gioca contro, non mette in crisi le altre differenze insomma.
Il guaio grosso è che talvolta non amiamo abbastanza fare cose morali o legali. Cose come essere se stessi. Innamorarsi senza orgoglio e vergogna. Sorridere senza pudore. Commuoversi apertamente. Ridere con il cuore.
Uscire da ruoli e finzioni. Rilassarsi. Magari pure sperare, avere fiducia, credere in qualcosa e in qualcuno.

Che insomma sta diventando immorale o illegale avere la faccia pulita, l’anima romantica, la testa zeppa di grandi pensieri. Onorare la semplicità, cercare la verità. Perfino desiderare che l’amicizia sia amicizia, che ‘umanità’ abbia il senso che dovrebbe avere per farci stare meglio…

mercoledì 28 maggio 2014

Non criticate Fabio Volo

Lo snobismo intellettuale su Fabio Volo francamente è di una noia insostenibile. Basta, per carità.
Non sono una sua lettrice ma, prometto solennemente, rimedierò. E lo farò perché ho il dovere e il piacere di farlo.
I libri di Fabio Volo sono graditi a molti e le pagine di facebook sono piene di frasi estrapolate da questo o quel suo romanzo, ho dunque molti motivi per conoscerlo e capire.
Il bombardamento sulle sue scarse capacità letterarie, presunte o reali che siano, rasenta il ridicolo. L’accusa che si ripete con più insistenza concerne la ‘banalità’ delle sue storie e dei suoi pensieri. E forse questo è l’aspetto più tragicomico della vicenda. Chi gradisce la lettura di Dante Alighieri ha a disposizione la Divina Commedia. Chi vuole ritrovare la propria ‘banalità’ quotidiana magari vuole leggere Fabio Volo.
Comunque è un lancio di pomodori sospetto, oltre che inutile. Fabio Volo vende, Fabio Volo fa, Fabio Volo è citato. La realtà è questa. Può darsi significhi che gli aspiranti autori devono prendere esempio se vogliono approdare felicemente in libreria.
Sono i lettori a confermare il suo successo dunque c’è poco da fare le pulci alle sue trame e alle sue performances narrative. Che lo vorrei vedere lo scrittore di alta classe quanto è soddisfatto di non essere ‘divorato’ e amato da migliaia e migliaia di uomini e donne. Che lo vorrei vedere uno di quelli che agita l’ascia di guerra su Fabio Volo rifiutare una ghiotta occasione per non ‘abbassarsi’ a confezionare qualche ‘storiella’ alla Fabio Volo.
Signori e signore, andiamo. Non siamo conquistati solo dalla Letteratura. Qualche volta in un libro vogliamo sentirci un po’ a casa. Qualche volta tra le righe abbiamo bisogno di scoprirci sfigati in buona compagnia. Tanto per fare qualche esempio, tanto per azzardare una spiegazione, tanto per rimetterci in linea con la verità.
Consiglierei un po’ di relax. L’ascia usiamola per fare a pezzi invidia, boria, inadeguatezza. Potrebbe capitarci pure di ammettere che questo è il tempo di Fabio Volo. E che volerne rimanere fuori, scelta libera e condivisibile, è un ‘problema’ nostro. Possiamo scrivere alla Dante Alighieri insomma ma non pretendere di essere letti come Fabio Volo.

Non credo si intuisca…ma questo è un punto di partenza.

martedì 27 maggio 2014

Anti-depression day

L’Italia, paradossalmente, è un Paese che non aiuta il morale. Pizza e mandolini un fico secco. Ci vorrebbero altro che le picconate per levarci dalla testa tutti gli schemi avvilenti e condizionanti che, se non paralizzano, avviliscono.
Regola numero 1: se non hai un NOME rasenti la condizione di inesistenza. Vero o non vero, questo è il pensiero, il retropensiero, il timore circolante.
Regola numero 2: se non sgomiti, se non urli, se non prendi a braccetto quello giusto, un NOME non l’avrai mai. Indiscutibile o discutibile, questa è l’impressione, la convinzione, la sensazione diffusa.
Regola numero 3: quando hai un NOME anche le cazzate vanno bene. Anzi benone. Successo assicurato. E qui, mi spiace, c’è poco da dubitare.
Vorrei aggiungere almeno la regola numero 4, tanto per dare una svolta alla depression incombente: gli inesistenti sono la maggioranza, se fanno un party – di quelli vivaci e goderecci – viene giù il Paese con tutti i NOMI. Basta essere vivaci e goderecci, in barba a tutto e tutti.

Perché la chiave è sempre la stessa: darsi per vincenti. Che i perdenti sono pesanti, noiosi, spaventevoli. Tutti i NON NOMI sono dunque invitati all’Anti-depression day. Divertimento, o meglio sballo, garantito.

venerdì 23 maggio 2014

Libidine

Libidine, doppia libidine, libidine…coi fiocchi.
Erano gli anni ’70 e ’80, con i Gatti di Vicolo Miracoli e i tormentoni di Jerry Calà. Oggi, anche Jerry Calà ammette che ci sono poche cose da libidine anche se lui fortunatamente sprizza entusiasmo da tutti i pori.
In realtà il guaio è che abbiamo bruciato un sacco di tappe e accumulato troppe cose. Facciamo fatica a stupirci, a godere, ad accontentarci. Tutto a portata di mano qualche volta equivale a niente che conti davvero. C’è da sentirsi vecchi a tirar fuori la storia dei traguardi sospirati, delle esperienze sudate, degli ‘sfizi’ conquistati eppure l’insoddisfazione e l’apatia sono spesso figlie proprio della saturazione.
La vita è una manciata di occasioni, di emozioni. Se le guardiamo dall’alto in basso quasi schifandole ci rimarrà ben poco di cui gioire, questo è il punto. Quando puoi permetterti vacanze, ristoranti, concerti, lussi cerchi frenesie nuove, alzi troppo l’asticella dei sogni, ti gonfi di smanie. Quando un pic nic con gli amici a quattro passi da casa è una bella occasione fai il pieno di energia e di eccitazione. Non è l’esaltazione della povertà, sia ben chiaro. Il dannato problema è il consumismo dei piaceri, delle curiosità, dei bisogni. Libidine potrebbe essere una serata divertente, un bel libro, un piccolo dono, un incontro fortunato. Se il livello delle aspettative si impenna è invece molto più difficile provarla.
E’ più o meno così che si perde il senso dei momenti, che si trascurano tante sfumature, che si scivola nella frustrazione.

Prova! Capito? Leggendoli con l’inconfondibile stile di Calà possiamo, ridendo, pensarci su seriamente. Che non è una contraddizione. Anzi. Non è mai troppo tardi per un bagno di autoironia e, diciamolo, di leggerezza.

lunedì 19 maggio 2014

50 giorni da orsacchiotto

Tutto quello che vorresti ti dicessero in certi momenti è esattamente quello che altri aspettano di sentirsi dire da te.
Così capita che spesso avremmo bisogno di un sorriso ma dimentichiamo di porgerlo agli altri.
Che tutto sommato è proprio vero che parole, azioni e omissioni generano effetti, positivi e negativi, a catena. E che le difficoltà di comunicazione e relazione stanno tutte nel punto di incontro tra dare e avere, tra egoismo e altruismo, tra aspettative e disponibilità.
Forse nessuno è così buono e forte da fa fare sempre il primo passo, offrire prima di ricevere, allargare le braccia invece di attendere un abbraccio. Diciamo però che dovremmo almeno acquisire la consapevolezza del significato, delle conseguenze, dei risultati del nostro carattere e del nostro atteggiamento.
E’ l’essenziale punto di partenza almeno per valutare quali e quante manifestazioni di ‘generosità’ possiamo attirare. Perché, diciamolo, quelli dal cuore d’oro tout court sono rari come quadrifogli o forse di più. E, comunque, tutti hanno necessità e desideri che meritano qualche attenzione. Questione di ‘umanità’, insomma. Non possiamo affidarci alla comprensione altrui se non ne proviamo mai noi, giusto per chiarire.
Fatichiamo, è vero, a trovare ascolto, complicità, sensibilità, tolleranza. E questo ‘giustifica’ la paralisi, l’isolamento, la sfiducia. In qualche modo cerchiamo di tenerci compagnia da soli, di non tirar fuori i nostri problemi per non vedere facce annoiate o percepire derisione o beccarci qualche pesante giudizio. Facciamo che irrigidirci nel modulo ‘sopravvivenza’ e, perfino con quelli che si dicono amici, finiamo per condividere più aperitivi che vita.
Di questo passo però il baratro, quello che ci illudiamo di esorcizzare, si avvicina.
Per carità, bisogna correre ai ripari. Con la semplicità della verità. Che sta sicuramente nella vicinanza che riusciamo a dimostrare agli altri ma anche nella frequentazione di chi sa fare altrettanto.
Non è un invito all’esercizio della cattiveria verso chi è avaro di slanci che, magari, pure lui è uno terrorizzato o che soffre. E’ se mai un tentativo per diffondere l’amabile virus della bonarietà. Chissà che un esempio che si moltiplica non possa diventare contagioso. E chissenefrega se passiamo per ingenui orsacchiotti!
‘Meglio un giorno da leone o cento da pecora?
Facciamo cinquanta da orsacchiotto’.

La citazione del grande Massimo Troisi si adatta a meraviglia anche qui sebbene dovremmo farne tesoro per molti altri sensi e sfumature. Già, è un’ispirazione alla quale credo e tengo molto.

venerdì 16 maggio 2014

Sarà capitato anche a te

Sarà capitato anche a te, di sentirti perseguitato. O inadeguato. O amareggiato. O solo.
E, certi maledetti giorni, di sentirti proprio in un vicolo cieco e pure brutto. Come se tutte le avversità cospirassero contro di te.
Avevano voglia di dirti che dovevi sperare, reagire, trovare il buono che era solo nascosto. A te crollava il mondo in testa e basta. D’altra parte capita anche che i maledetti giorni si moltiplichino, abbiano più ore di quelli sereni, ti si appiccichino addosso come mosche quando il cielo minaccia pioggia. Neanche tu le calamitassi, le pieghe storte, le pene, le noie, i calci in faccia.
E poi comunque ci sono mali che davvero non se ne vanno. Ci sono condizioni inevitabili. Ci sono destini ben più pesanti della soglia che immagineremmo sostenibile. Allora davvero pensi che puoi solo ‘sopravvivere’. Tirare avanti senza quasi più sentire i colpi tanto ci hai fatto l’abitudine. Rassegnarti.
In effetti un po’ di rassegnazione non è da sfigati. E’ il primo passo per fare pace con la rabbia, ad esempio. Se è vero che non è cosa saggia e bella mettere a tacere sogni e speranze è anche vero che dobbiamo difendere i desideri, più delle smanie.
Leggiamola come accettazione. Che la sorte non la possiamo ribaltare. Il dramma, se mai, sta in quel tirare avanti senza più sentire i colpi. Perché ci trasciniamo a testa bassa e morale sotto i piedi e possiamo perdere, anzi sicuramente perdiamo, le cose piacevoli. Oltre alle mazzate scritte per noi nel grande disegno della vita si aggiungono i mancati godimenti di cui ci rendiamo colpevoli.
Io zoppico, sia chiaro a tutti. Non spaccio formule magiche per la serenità e non mi proclamo rinata o risolta grazie a chissà quale straordinario percorso. Macché. ‘Sopravvivendo’ ho solo avuto la fortuna di incontrare atmosfere e momenti che mi hanno fatto sorridere, tirare un sospiro di sollievo o rabbrividire di piacere. E mi va di tenermi pronta a fermarmi e respirarne ancora, se mi capitano.

Tutto sommato, a noi può andare male ma non si può dire per questo che la vita sia brutta.

martedì 13 maggio 2014

Stupefacenti per sfigati

A me la storia che fortuna e sfortuna siano equamente distribuite non ha mai persuaso. Non che sia affetta dalla sindrome di Calimero ma osservando vita e esseri umani ho sempre visto i Gastone e i Paperino e non mi è parso che le due condizioni fossero, per così dire, intercambiabili o a fasi alterne.
Eppure il pensiero positivo mi suggeriva un atteggiamento più speranzoso o, almeno, scanzonato. Chissà che a forza di dipingere le parete di bianco il nero sbiadisca, insomma…In effetti, armata di scala, latta e pennello, mi sono imbattuta in sensazioni ed emozioni belle, favorevoli e di buon auspicio. Fondamentalmente si tratta di generi di conforto, beni più o meno durevoli, ad alto indice di gradevolezza, di generosa potenza consolatoria. Talvolta decisamente ‘motivanti’.

Sono incontri umani e culturali, spazi di beatitudine, flebo di adrenalina. Roba da sballo. Che si presenta in mille forme e può essere consumata in abbondanza. In amore, amicizia, arte, cultura. Più che le ali ai piedi mette sale e zucchero ad allietare il palato. Perché a noi sfigati non è proprio precluso il godimento per la bontà, il piacere, il sapere. Anzi. Abbiamo un sensore in più per intercettare quello che ci fa stare bene, basta tenerlo acceso e allenarlo alla presa rapida. Già, per la roba da sballo ci vogliono riflessi pronti. 

lunedì 12 maggio 2014

Si sniffa

Roba da sballo si ‘respira’. Perché fare il pieno di buona energia oltre che necessario è di felice auspicio per tutti. Dovrebbe giovare, insomma. Almeno a scongiurare l’avvilimento da pessimismo cosmico. E, nei casi migliori, a incanalare proficuamente le risorse, proprie e del mondo.
Vincere è un’eventualità. Partecipare è il significato della vita. Forse.
Che in fondo non è neanche troppo chiaro cosa voglia dire ‘vincere’. Possiamo, o dobbiamo, esserci. Questo è il punto d’incontro per tutti: per quelli che credono di essere artefici del destino e per quelli che invece sono convinti di averne uno nel quale camminare giorno dopo giorno.
Anche a non scomodare tragedie o momenti di grande difficoltà, siamo tutti nel campo minato dei problemi, delle ansie, dei dubbi, dei malumori. Ma in qualche modo dobbiamo metterci in salvo. E visto che ‘sopravvivere’ non è la più entusiasmante delle condizioni possiamo cercare di ‘vivere nonostante tutto ciò che è negativo’. Non è la stessa cosa, credetemi. Questa è un’opzione più faticosa ma molto più appagante. Assumere roba da sballo. E' una provocazione, d'accordo. Ma umanità e cultura possono davvero procurare felice entusiasmo, euforia, benessere!