giovedì 26 giugno 2014

Una buona dose di euforia

Roba da sballo, l’euforia. Che qualche volta la provi e tocchi il cielo con un dito. Spesso però ne avverti la voglia ma l’attimo non arriva. Perché, diciamolo, noi l’aspettiamo come una botta di fortuna dal cielo e quella non ci pensa proprio a fare capolino.
E’ così forse che si risolvono quelli che la cercano, l’euforia. Con il naso, per lo più. Come se l’euforia non meritasse un po’ di impegno e di energia, accidenti. Come a voler stringere in pugno tutto e subito senza neanche degnarsi di tenere il cuore in vita. E lì a un bel picco di euforia non può che avvicendarsi un patetico crollo. Perché non ce la fai più, senza. Perché desideri la vetta ma le gambe e il fiato ti ci portano solo con il carburante.
Il godimento incontenibile è quando la raggiungi con le mani e la testa, invece. A sorrisi, fatica, volontà. In qualche soddisfazione. In un grazie che arriva. In qualcosa che ti piace. In una bella emozione.
Oh già la sento l’apatia di chi brontola a caccia di quella pronta: solo parole, quando non arrivano eventi clamorosi, sensazioni gradevoli, situazioni appaganti non servono. Ma che cazzo di ‘filosofia’ della miseria umana!
La sorte non la scegliamo e non la governiamo ma nessuno può raccontare la storiella che sono quelli mal messi a trovare ristoro nell’euforia in polvere. Anzi. La virtù trova casa facilmente in chi ha sensibilità e passioni, ecco tutto. E’ lì che c’è ingegno per fabbricare occasioni di euforia. E’ lì che dimora la capacità di coglierle e apprezzarle.
Sta ovunque, la motivazione per l’euforia. Basta vederla. Che poi ci possa capitare intorno una vita difficile è pure incontestabile. Ma l’euforia, eccome se ti aiuta a respirarla diversamente. A sfondare qualche porta. A ridere. A conoscere la gioia.

E una cosa posso assicurare: chi più ha provato il dolore e la tristezza più riesce a riconoscere al volo, rispettare e amare l’euforia, quella vera.

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