
Così
capita che spesso avremmo bisogno di un sorriso ma dimentichiamo di porgerlo
agli altri.
Che
tutto sommato è proprio vero che parole, azioni e omissioni generano effetti,
positivi e negativi, a catena. E che le difficoltà di comunicazione e relazione
stanno tutte nel punto di incontro tra dare e avere, tra egoismo e altruismo,
tra aspettative e disponibilità.
Forse
nessuno è così buono e forte da fa fare sempre il primo passo, offrire prima di
ricevere, allargare le braccia invece di attendere un abbraccio. Diciamo però
che dovremmo almeno acquisire la consapevolezza del significato, delle
conseguenze, dei risultati del nostro carattere e del nostro atteggiamento.
E’
l’essenziale punto di partenza almeno per valutare quali e quante
manifestazioni di ‘generosità’ possiamo attirare. Perché, diciamolo, quelli dal
cuore d’oro tout court sono rari come quadrifogli o forse di più. E, comunque,
tutti hanno necessità e desideri che meritano qualche attenzione. Questione di ‘umanità’,
insomma. Non possiamo affidarci alla comprensione altrui se non ne proviamo mai
noi, giusto per chiarire.
Fatichiamo,
è vero, a trovare ascolto, complicità, sensibilità, tolleranza. E questo ‘giustifica’
la paralisi, l’isolamento, la sfiducia. In qualche modo cerchiamo di tenerci
compagnia da soli, di non tirar fuori i nostri problemi per non vedere facce
annoiate o percepire derisione o beccarci qualche pesante giudizio. Facciamo che
irrigidirci nel modulo ‘sopravvivenza’ e, perfino con quelli che si dicono
amici, finiamo per condividere più aperitivi che vita.
Di
questo passo però il baratro, quello che ci illudiamo di esorcizzare, si
avvicina.
Per
carità, bisogna correre ai ripari. Con la semplicità della verità. Che sta
sicuramente nella vicinanza che riusciamo a dimostrare agli altri ma anche
nella frequentazione di chi sa fare altrettanto.
Non
è un invito all’esercizio della cattiveria verso chi è avaro di slanci che,
magari, pure lui è uno terrorizzato o che soffre. E’ se mai un tentativo per
diffondere l’amabile virus della bonarietà. Chissà che un esempio che si
moltiplica non possa diventare contagioso. E chissenefrega se passiamo per
ingenui orsacchiotti!
‘Meglio
un giorno da leone o cento da pecora?
Facciamo
cinquanta da orsacchiotto’.
La
citazione del grande Massimo Troisi si adatta a meraviglia anche qui sebbene
dovremmo farne tesoro per molti altri sensi e sfumature. Già, è un’ispirazione alla
quale credo e tengo molto.
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