L’Italia,
paradossalmente, è un Paese che non aiuta il morale. Pizza e mandolini un fico
secco. Ci vorrebbero altro che le picconate per levarci dalla testa tutti gli
schemi avvilenti e condizionanti che, se non paralizzano, avviliscono.
Regola
numero 1: se non hai un NOME rasenti la condizione di inesistenza. Vero o non
vero, questo è il pensiero, il retropensiero, il timore circolante.
Regola
numero 2: se non sgomiti, se non urli, se non prendi a braccetto quello giusto,
un NOME non l’avrai mai. Indiscutibile o discutibile, questa è l’impressione,
la convinzione, la sensazione diffusa.
Regola
numero 3: quando hai un NOME anche le cazzate vanno bene. Anzi benone. Successo
assicurato. E qui, mi spiace, c’è poco da dubitare.

Perché
la chiave è sempre la stessa: darsi per vincenti. Che i perdenti sono pesanti,
noiosi, spaventevoli. Tutti i NON NOMI sono dunque invitati all’Anti-depression day. Divertimento,
o meglio sballo, garantito.
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