Libidine,
doppia libidine, libidine…coi fiocchi.
Erano
gli anni ’70 e ’80, con i Gatti di Vicolo Miracoli e i tormentoni di Jerry
Calà. Oggi, anche Jerry Calà ammette che ci sono poche cose da libidine anche
se lui fortunatamente sprizza entusiasmo da tutti i pori.
In
realtà il guaio è che abbiamo bruciato un sacco di tappe e accumulato troppe
cose. Facciamo fatica a stupirci, a godere, ad accontentarci. Tutto a portata
di mano qualche volta equivale a niente che conti davvero. C’è da sentirsi
vecchi a tirar fuori la storia dei traguardi sospirati, delle esperienze
sudate, degli ‘sfizi’ conquistati eppure l’insoddisfazione e l’apatia sono
spesso figlie proprio della saturazione.
La
vita è una manciata di occasioni, di emozioni. Se le guardiamo dall’alto in
basso quasi schifandole ci rimarrà ben poco di cui gioire, questo è il punto. Quando
puoi permetterti vacanze, ristoranti, concerti, lussi cerchi frenesie nuove,
alzi troppo l’asticella dei sogni, ti gonfi di smanie. Quando un pic nic con
gli amici a quattro passi da casa è una bella occasione fai il pieno di energia
e di eccitazione. Non è l’esaltazione della povertà, sia ben chiaro. Il dannato
problema è il consumismo dei piaceri, delle curiosità, dei bisogni. Libidine
potrebbe essere una serata divertente, un bel libro, un piccolo dono, un
incontro fortunato. Se il livello delle aspettative si impenna è invece molto
più difficile provarla.
E’
più o meno così che si perde il senso dei momenti, che si trascurano tante
sfumature, che si scivola nella frustrazione.
Prova!
Capito? Leggendoli con l’inconfondibile stile di Calà possiamo, ridendo,
pensarci su seriamente. Che non è una contraddizione. Anzi. Non è mai troppo
tardi per un bagno di autoironia e, diciamolo, di leggerezza.
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