giovedì 5 giugno 2014

Roba da sballo: la bilancia

Mamma fortuna non mi ha fatto litigare pesantemente con la bilancia.
E’ roba da sballo. Non per un fattore estetico, diciamolo. Ci sono di mezzo benessere e agilità. E pure comodità di guardaroba.
Ma alla vigilia della terza età l’ago informa che è pronto a schizzare. Così i miei piatti da 300 gr di pasta sono diventati eccessivi. Lo sballo devo cercarlo in altri cibi e nella forza di volontà, quella che trattiene forchetta e bocca.
Tutto nella norma. Finché a ballare sono due o tre chili non c’è lamentela sostenibile. Resta solo da aguzzare l’ingegno. Perché testa e palato, amiche e amici, hanno bisogno di effetti stupefacenti. Senza scomodare la questione del cibo che colma chissà quali vuoti o della fame nervosa o del boccone che distrae, il piacere della tavola è un elemento essenziale del nostro sballo quotidiano.
Possiamo convincerci che si mangi per pura sopravvivenza però, prima o poi, corpo e umore ci ricordano che qualche goduria vogliono concedersela. Sarà lì che è nata la mise en place, la presentazione stuzzicante, quella che con quattro verdurine sazia almeno la vista. Ma sarà anche per quello che una certa tristezza è sempre in agguato. O riusciamo a fare pace con tutto solo se ci vediamo scheletrici, allora il frigorifero può starsene vuoto per sempre, oppure dobbiamo fare i conti con lo sfizio. Con l’attimo di sapore e profumo che manda letteralmente su di giri.
Roba da sballo. Che per qualcuno è qualsiasi cosa che abbia zucchero oltre ogni tollerabile soglia glicemica e per altri è una bomba proteica o una vagonata di carboidrati.
Alla mia età, dopo decenni di onorata carriera da sbafina, la parola dieta equivale più o meno a una coltellata nello stomaco che arriva contemporaneamente a una sventola a cinque dita che mi sloga la mandibola. L’unico compromesso accettabile è lo sballo occasionale.
Ovvero inserire nel piano di vita l’eccezione, quella che conferma la regola. Alternare alla lucidità il delirio aiuta molto, moltissimo.
Non chiamatela sregolatezza alimentare così parenti, amici, medici non saranno indotti a prediche di buon senso. Chiamatelo, se mai, sano equilibrismo. Che ci sono le condizioni fisiche e quelle psicologiche, le regole e il bisogno di trasgredirle, il rigore e l’allegria, lo stato di dipendenza e lo stato di indipendenza. Insomma acquisire una ‘libertà controllata’ di pappa è decisamente gratificante.
E’ un trucco con il quale ci prendiamo benevolmente per il naso. Se oggi sforiamo e ingurgitiamo un’overdose di quello che proprio ci piace ci piace ci piace per qualche giorno torneremo sulla retta via senza alcuna fatica. La bilancia, ve lo garantisco, si fa complice subito. Urla dopo l’azzardo e poi ti sorride quando rientri nei ranghi.
Non è un invito allo yo-yo, quello sconsiderato. Macché. Roba da sballo con moderazione. Et voilà.

Si avverte anche un’impennata di simpatia. Quelli perennemente a stecchetto sono nevrastenici. Quelli obesi sono sotto tono. Quelli a sballo calcolato sono più sereni, possono sgarrare in compagnia e ridurre le calorie a casa. Tutto guadagno.

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