E’
roba da sballo. Non per un fattore estetico, diciamolo. Ci sono di mezzo
benessere e agilità. E pure comodità di guardaroba.
Ma
alla vigilia della terza età l’ago informa che è pronto a schizzare. Così i
miei piatti da 300 gr di pasta sono diventati eccessivi. Lo sballo devo
cercarlo in altri cibi e nella forza di volontà, quella che trattiene forchetta
e bocca.
Tutto
nella norma. Finché a ballare sono due o tre chili non c’è lamentela
sostenibile. Resta solo da aguzzare l’ingegno. Perché testa e palato, amiche e
amici, hanno bisogno di effetti stupefacenti. Senza scomodare la questione del
cibo che colma chissà quali vuoti o della fame nervosa o del boccone che
distrae, il piacere della tavola è un elemento essenziale del nostro sballo
quotidiano.
Possiamo
convincerci che si mangi per pura sopravvivenza però, prima o poi, corpo e
umore ci ricordano che qualche goduria vogliono concedersela. Sarà lì che è
nata la mise en place, la presentazione stuzzicante, quella che con quattro
verdurine sazia almeno la vista. Ma sarà anche per quello che una certa
tristezza è sempre in agguato. O riusciamo a fare pace con tutto solo se ci
vediamo scheletrici, allora il frigorifero può starsene vuoto per sempre,
oppure dobbiamo fare i conti con lo sfizio. Con l’attimo di sapore e profumo
che manda letteralmente su di giri.
Roba
da sballo. Che per qualcuno è qualsiasi cosa che abbia zucchero oltre ogni
tollerabile soglia glicemica e per altri è una bomba proteica o una vagonata di
carboidrati.
Alla
mia età, dopo decenni di onorata carriera da sbafina, la parola dieta equivale
più o meno a una coltellata nello stomaco che arriva contemporaneamente a una
sventola a cinque dita che mi sloga la mandibola. L’unico compromesso
accettabile è lo sballo occasionale.
Ovvero
inserire nel piano di vita l’eccezione, quella che conferma la regola. Alternare
alla lucidità il delirio aiuta molto, moltissimo.
Non
chiamatela sregolatezza alimentare così parenti, amici, medici non saranno
indotti a prediche di buon senso. Chiamatelo, se mai, sano equilibrismo. Che ci
sono le condizioni fisiche e quelle psicologiche, le regole e il bisogno di
trasgredirle, il rigore e l’allegria, lo stato di dipendenza e lo stato di
indipendenza. Insomma acquisire una ‘libertà controllata’ di pappa è
decisamente gratificante.
E’
un trucco con il quale ci prendiamo benevolmente per il naso. Se oggi sforiamo
e ingurgitiamo un’overdose di quello che proprio ci piace ci piace ci piace per
qualche giorno torneremo sulla retta via senza alcuna fatica. La bilancia, ve
lo garantisco, si fa complice subito. Urla dopo l’azzardo e poi ti sorride
quando rientri nei ranghi.
Non
è un invito allo yo-yo, quello sconsiderato. Macché. Roba da sballo con
moderazione. Et voilà.
Si
avverte anche un’impennata di simpatia. Quelli perennemente a stecchetto sono
nevrastenici. Quelli obesi sono sotto tono. Quelli a sballo calcolato sono più
sereni, possono sgarrare in compagnia e ridurre le calorie a casa. Tutto guadagno.
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