Che
figata. Magari è un dono a sorpresa. Un paesaggio di quelli che sognavi. Un micio
che fa moine. Un film al cinema.
La
torta della tua amica provetta in cake design. O i due chili che ti ha tolto la
bilancia dopo i crampi della fame e gli allenamenti.
Che
figata. Piccola o grande. L’attimo che ti piace merita l’esclamazione. Quel sorriso
beato che ti illumina la faccia. E magari un brivido sulla pelle da emozione
pura.
Che
figata. Stupirsi, eccitarsi. Senza andare in capo al mondo a fare free climbing
o in pista a 300 km
all’ora. Senza barcollare e senza sballarsi. Senza le paranoie del prima e
dopo. Senza buttarsi via. Lucidi e entusiasti. Tutta roba buona, genuina. Distillati
di allegria o di soddisfazione. Con il palato che gusta, l’occhio che apprezza,
la testa che si rilassa, il cuore che esulta. E magari pure lo specchio che ti
fa l’occhiolino.
Echissenefrega
se è banale fare pensieri così, illudersi che si possa avere tutti il tempo per
esserci senza polverina, andare ogni giorno a caccia di schegge di felicità.
Echissenefrega
se sei out solo perché qualcuno ha sbagliato le categorie di in e out. Che poi
a dirla tutta, appunto, out sono loro.
Che
figata. Esercitare il diritto di libertà naturale. Ci sei. Davvero, davvero. Echissenefrega
se non hai la baldoria o il coraggio a comando. Anzi. Che figata la tua vita di
alti e bassi. Come la mia.
Nessun commento:
Posta un commento