Ci
sono i passerotti, che al tavolino del bar si accomodano per l’aperitivo e il
pranzo. Ci sono i colombi, che provano la stessa avventura ma piacciono molto
meno agli umani avventori. Ci sono i cani, fieri fedeli e bellissimi, che
trovano la ciotola di acqua fresca nella sosta.
Ci
sono quei cicli e quelle lezioni. Le immagini di dolcezza e di relazione. Qualcosa
che la natura consegna, qualcosa che sperimentiamo con lo sguardo rapito. E poi
c’è un lampo di emozione, quel brivido che senti quando improvvisamente,
finalmente, intuisci quello che a lungo hai cercato di capire.
La
vita la giochi in un frammento colto al volo, in un becco che punta la
briciola, nella coda che parla, tra le leggi non scritte. Sfiorando con il
pensiero i rami oltre la grande vetrata, là, nel meraviglioso parco che ha
visto quelli prima di te e aspetta quelli dopo di te.
La
vita la giochi quando smetti di smaniare e trovi il mondo. Pure se le zanzare
ti ricordano che sei in quello spicchio di terra che loro abitano volentieri. Anche
se il cielo non è sempre blu.
La
vita la giochi nelle tue strade, che sono come tutte le strade ma conoscono i
tuoi passi come tu conosci loro. Quando magari sogni d’essere altrove e loro ti
fanno sentire il loro sogno.
Chissà
poi quanti aironi, poco distanti, potrebbero raccontare questa storia. Una storia
da sballo perché è stupefacente come tutto quello che ti regala la più grande
sorpresa che tu potessi desiderare.
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