lunedì 30 giugno 2014

Tutto il resto è paranoia

Quello che devo sapere sta nelle righe quotidiane. E c’è poco da scandalizzarsi se sto nel raggio della vita. L’essenziale basta, eccome. Con quello arrivo fino a dove lo spirito può spingersi. Tutto il resto non è noia, è paranoia.

Roba da sballo uscire dagli schemi dei viaggi organizzati. Roba da sballo vedere qui e ora invece di lanciare lo sguardo smanioso chissà dove. Roba da sballo il sublime senso della semplicità.

sabato 28 giugno 2014

Assumo una sostanza stupefacente

Coming out. D’accordo, mi drogo. E’ una necessità. Uso terapeutico, insomma. Nessun allarme, non nuoce alla salute, anzi. Se ne possono assumere anche dosi massicce. E’ una sostanza che via fiato si sparge nell’aria distribuendo giovamento a chiunque osi respirarla.
Roba da sballo ad effetto immediato e potente. Portentosa.
Stupefacente, la leggerezza. Che si nutre, seriamente, ogni giorno con il semplice pensiero. Crea forte, fortissima dipendenza. Non posso proprio farne a meno. E più ne consumo più sento di avvicinarmi all’umile saggezza.
Non ero malata, prima. La terapia però urgeva per allontanare le stolte pesantezze di mezzo mondo e per scongiurare la contaminazione. La prevenzione, innanzi tutto!

Peraltro è gratis, produzione spaccio e uso, tutto in casa fai-da-me. Clamoroso.

giovedì 26 giugno 2014

Una buona dose di euforia

Roba da sballo, l’euforia. Che qualche volta la provi e tocchi il cielo con un dito. Spesso però ne avverti la voglia ma l’attimo non arriva. Perché, diciamolo, noi l’aspettiamo come una botta di fortuna dal cielo e quella non ci pensa proprio a fare capolino.
E’ così forse che si risolvono quelli che la cercano, l’euforia. Con il naso, per lo più. Come se l’euforia non meritasse un po’ di impegno e di energia, accidenti. Come a voler stringere in pugno tutto e subito senza neanche degnarsi di tenere il cuore in vita. E lì a un bel picco di euforia non può che avvicendarsi un patetico crollo. Perché non ce la fai più, senza. Perché desideri la vetta ma le gambe e il fiato ti ci portano solo con il carburante.
Il godimento incontenibile è quando la raggiungi con le mani e la testa, invece. A sorrisi, fatica, volontà. In qualche soddisfazione. In un grazie che arriva. In qualcosa che ti piace. In una bella emozione.
Oh già la sento l’apatia di chi brontola a caccia di quella pronta: solo parole, quando non arrivano eventi clamorosi, sensazioni gradevoli, situazioni appaganti non servono. Ma che cazzo di ‘filosofia’ della miseria umana!
La sorte non la scegliamo e non la governiamo ma nessuno può raccontare la storiella che sono quelli mal messi a trovare ristoro nell’euforia in polvere. Anzi. La virtù trova casa facilmente in chi ha sensibilità e passioni, ecco tutto. E’ lì che c’è ingegno per fabbricare occasioni di euforia. E’ lì che dimora la capacità di coglierle e apprezzarle.
Sta ovunque, la motivazione per l’euforia. Basta vederla. Che poi ci possa capitare intorno una vita difficile è pure incontestabile. Ma l’euforia, eccome se ti aiuta a respirarla diversamente. A sfondare qualche porta. A ridere. A conoscere la gioia.

E una cosa posso assicurare: chi più ha provato il dolore e la tristezza più riesce a riconoscere al volo, rispettare e amare l’euforia, quella vera.

venerdì 13 giugno 2014

La merda piace

La merda piace.
A qualcuno non risulterà allettante eppure non temo attendibili smentite.
Siamo nella merda. E non penso alla crisi economica o, almeno, non solo a quello. Siamo nella merda per molti motivi, a molti livelli, in molti modi. E, nonostante lamenti e imprecazioni, dimostriamo che è una condizione che ci garba. La riteniamo bella, la merda. Forse pure buona. Sicuramente affascinante.
Il richiamo della merda sembra irresistibile. Il resto può attendere, andare a quel paese, suicidarsi.
Il gradimento, incredibile ma vero, è trasversale e acchiappa tutte le generazioni viventi. Quanto meno in Italy. Ecco, abbiamo qualcosa che ci tieni uniti.
Il bravo ragazzo innamorato non è macho abbastanza, è troppo sensibile e qualche volta così serio e zelante da non farci volare le farfalle nello stomaco. La bella ragazza intelligente è noiosa, magari non veste alla moda e non si fa neanche le canne. Roba da non degnare di sguardi e pensieri.
L’onesta povertà è un sacrificio insopportabile, tunnel da sfigati, sinonimo di deficienza. La gratitudine, la lealtà, l’impegno sono fardelli per rincoglioniti e via di questo passo.
Il furbo è il vero vincente. Spregiudicato, menefreghista, arrivista.
Il ricco poi fa andare in brodo di giuggiole. Non importa perché lo è. Se anche
si è fatto i soldi contro ogni regola, sulla pelle di tutti o qualcuno, senza arte né parte, quello che conta è che faccia una vita di lusso. Noi siamo ghiotti del benessere di ferrari, gioielli, vacanze esclusive.
Non consideriamo davvero un criminale chi evade il fisco, intasca tangenti, fa i suoi porci comodi con la cosa pubblica. Se ne possiamo godere un pochino e non ci mette alla fame, ci andiamo volentieri a cena, in discoteca o al cinema. Anzi ci eccitiamo già all’idea di averlo come amico. Rifiuteremmo ovviamente l’occasione se ci arrivasse dal vicino di casa tanto educato quanto squattrinato.
A noi fanno ombra la cultura, il merito, l’integrità morale.
Abbiamo la condanna sulla bocca per tutto e tutti ma la verità è che la merda in galera non la metteremmo mai.
A noi piace, la merda. Non il maglione in pura lana, tanto per dire, ma quello con la griffe a vista. Non voglio dire che la griffe sia merda, intendiamoci, è il nostro cervello in pappa a volerlo solo perché è merda, nel senso di figo o in.
Noi desideriamo la merda. Il talent show non lo sconosciuto del quartiere con l’ugola d’oro o le mani che fanno inebriare una chitarra. Perché è nel talent che c’è tv, visibilità, fama, sogno sfrenato di emulazione, isteria collettiva. Al talento di quartiere neppure rivolgiamo un saluto.
Siamo nella merda perché è tanto, troppo difficile, comunicare il disagio, i sentimenti, le riflessioni, i problemi. Tutti vogliono solo vedere e sentire merda.
Se siamo nella merda e ci piace non vi è rimedio da trovare.
Al più sono i quattro gatti che vivono contro corrente a dover cercare un senso, una via, una ragione, una forza di sopravvivenza. Io mi attrezzo ogni giorno.
E devo dirvi che è un’ebbrezza unica stare fuori dalla merda. Insomma meglio, molto meglio, la merda delle ristrettezze, delle fatiche, dei drammi reali che la merda circolante, accidenti.
D’altra parte è impossibile liberarsi della merda, quella autentica. Ma almeno ci possiamo liberare di quelli che se la mangiano h 24 tutti i giorni.

Sintesi: a me la merda non piace.

martedì 10 giugno 2014

Fuori...di testa



Qualche volta non è importante che siano i tuoi piedi ad arrivare. Basta che tu sia in quel punto esatto con il pensiero.

Se sogni forte è quasi realtà. O almeno una magnifica illusione di realtà. Che aiuta. Accidenti se aiuta. D’altra parte una vita parallela, fatta di acquoline in bocca e immagini negli occhi, è un film necessario. 

E’ come creare un’alternativa possibile. Saltellando con lo spirito si può stare un po’ qui e un po’ lì. E non stiamo a preoccuparci del rischio di vivere ‘fuori’, quando sei lì a girare tutte le scene e poi ad accomodarti al cinema per godertele sei già ‘fuori’. Tanto vale fartene una buona ragione. Questione di sostenibile leggerezza…

sabato 7 giugno 2014

Droghiamoci di passione

Io il bisogno di evasione o euforia lo capisco. Eccome. Che ci sono momenti che neanche un cric pare possa risollevare il morale dalla palude in cui è sprofondato.
Perché poi la forza, l’audacia, lo slancio sembrano pronti a esaurirsi come le pile, accidenti. E in balia dei giorni neri aggrapparsi a qualcosa è l’unica via d’uscita. Specie se ci si mette di mezzo anche la noia, quella pericolosa che ti trascina via da qualsiasi senso che stia in piedi. O la fragilità, quella di un cuore troppo tenero o di una testa che lotta di brutto con i fantasmi e le pene.
E allora l’unica grazia è avere un piacere. Uno di quelli che ti mettono addosso allegria, ti tolgono il fardello dalle spalle, ti catapultano altrove. Non è un sogno. Anzi, tutta realtà. Roba da sballo, la passione. Che è desiderio incontenibile e godimento impareggiabile. Una smania buona, che invece di darti il tormento ti culla di carezze.
Assumiamo dosi massicce di passione. Roba da sballo che fa bene. E il più delle volte è un bene generoso, che si diffonde, che produce cose belle. Io questa foto di Conci Rinaudo con la macchina fotografica la prendo ad esempio, invece di farmi un selfie mentre leggo, scrivo, sto a teatro o guardo un film giusto.
D’accordo, possiamo sempre aspettare anche che la ruota giri, che arrivino chissà quali emozioni, che la serenità scenda gentilmente su di noi. Nel frattempo però ‘facciamoci’ di quello che ci aiuta a resistere o meglio quello per cui vale la pena resistere. L’energia che profondiamo, peraltro, ci stampa in faccia un sorriso enorme. E questo è sempre il principio di ogni possibile svolta. Che non si tratta di ottimismo oltranzista. Nessuna illusione. La vita è dura, talvolta durissima. Non ci sono facilonerie magiche, sia ben chiaro.
Ma nella legge della sopravvivenza o della vita l’amore con il quale facciamo click, curiamo il giardino o suoniamo la chitarra è indiscutibilmente ancora di salvezza. E poi perché privare il mondo dell’eventualità che una nostra passione sia strabiliante, eccitante, rilassante? Una bella foto, un bel libro, una bella canzone, un bel maglione fatto a mano, una bella collezione di figurine sono anche belle occasioni per altri…

Tutto qui. Sono per la droga pesante: passione avanti tutta! 

giovedì 5 giugno 2014

Roba da sballo: la bilancia

Mamma fortuna non mi ha fatto litigare pesantemente con la bilancia.
E’ roba da sballo. Non per un fattore estetico, diciamolo. Ci sono di mezzo benessere e agilità. E pure comodità di guardaroba.
Ma alla vigilia della terza età l’ago informa che è pronto a schizzare. Così i miei piatti da 300 gr di pasta sono diventati eccessivi. Lo sballo devo cercarlo in altri cibi e nella forza di volontà, quella che trattiene forchetta e bocca.
Tutto nella norma. Finché a ballare sono due o tre chili non c’è lamentela sostenibile. Resta solo da aguzzare l’ingegno. Perché testa e palato, amiche e amici, hanno bisogno di effetti stupefacenti. Senza scomodare la questione del cibo che colma chissà quali vuoti o della fame nervosa o del boccone che distrae, il piacere della tavola è un elemento essenziale del nostro sballo quotidiano.
Possiamo convincerci che si mangi per pura sopravvivenza però, prima o poi, corpo e umore ci ricordano che qualche goduria vogliono concedersela. Sarà lì che è nata la mise en place, la presentazione stuzzicante, quella che con quattro verdurine sazia almeno la vista. Ma sarà anche per quello che una certa tristezza è sempre in agguato. O riusciamo a fare pace con tutto solo se ci vediamo scheletrici, allora il frigorifero può starsene vuoto per sempre, oppure dobbiamo fare i conti con lo sfizio. Con l’attimo di sapore e profumo che manda letteralmente su di giri.
Roba da sballo. Che per qualcuno è qualsiasi cosa che abbia zucchero oltre ogni tollerabile soglia glicemica e per altri è una bomba proteica o una vagonata di carboidrati.
Alla mia età, dopo decenni di onorata carriera da sbafina, la parola dieta equivale più o meno a una coltellata nello stomaco che arriva contemporaneamente a una sventola a cinque dita che mi sloga la mandibola. L’unico compromesso accettabile è lo sballo occasionale.
Ovvero inserire nel piano di vita l’eccezione, quella che conferma la regola. Alternare alla lucidità il delirio aiuta molto, moltissimo.
Non chiamatela sregolatezza alimentare così parenti, amici, medici non saranno indotti a prediche di buon senso. Chiamatelo, se mai, sano equilibrismo. Che ci sono le condizioni fisiche e quelle psicologiche, le regole e il bisogno di trasgredirle, il rigore e l’allegria, lo stato di dipendenza e lo stato di indipendenza. Insomma acquisire una ‘libertà controllata’ di pappa è decisamente gratificante.
E’ un trucco con il quale ci prendiamo benevolmente per il naso. Se oggi sforiamo e ingurgitiamo un’overdose di quello che proprio ci piace ci piace ci piace per qualche giorno torneremo sulla retta via senza alcuna fatica. La bilancia, ve lo garantisco, si fa complice subito. Urla dopo l’azzardo e poi ti sorride quando rientri nei ranghi.
Non è un invito allo yo-yo, quello sconsiderato. Macché. Roba da sballo con moderazione. Et voilà.

Si avverte anche un’impennata di simpatia. Quelli perennemente a stecchetto sono nevrastenici. Quelli obesi sono sotto tono. Quelli a sballo calcolato sono più sereni, possono sgarrare in compagnia e ridurre le calorie a casa. Tutto guadagno.

mercoledì 4 giugno 2014

Che figata!

Che figata. Magari è un dono a sorpresa. Un paesaggio di quelli che sognavi. Un micio che fa moine. Un film al cinema.
La torta della tua amica provetta in cake design. O i due chili che ti ha tolto la bilancia dopo i crampi della fame e gli allenamenti.
Che figata. Piccola o grande. L’attimo che ti piace merita l’esclamazione. Quel sorriso beato che ti illumina la faccia. E magari un brivido sulla pelle da emozione pura.
Che figata. Stupirsi, eccitarsi. Senza andare in capo al mondo a fare free climbing o in pista a 300 km all’ora. Senza barcollare e senza sballarsi. Senza le paranoie del prima e dopo. Senza buttarsi via. Lucidi e entusiasti. Tutta roba buona, genuina. Distillati di allegria o di soddisfazione. Con il palato che gusta, l’occhio che apprezza, la testa che si rilassa, il cuore che esulta. E magari pure lo specchio che ti fa l’occhiolino.
Echissenefrega se è banale fare pensieri così, illudersi che si possa avere tutti il tempo per esserci senza polverina, andare ogni giorno a caccia di schegge di felicità.
Echissenefrega se sei out solo perché qualcuno ha sbagliato le categorie di in e out. Che poi a dirla tutta, appunto, out sono loro.

Che figata. Esercitare il diritto di libertà naturale. Ci sei. Davvero, davvero. Echissenefrega se non hai la baldoria o il coraggio a comando. Anzi. Che figata la tua vita di alti e bassi. Come la mia.

martedì 3 giugno 2014

J AX: Immorale

‘Tutto quello che amo fare è immorale o illegale’…
Capita. Di trovarsi fuori regole e costumi. Di essere attratti dalla trasgressione. Di non essere connessi ai valori dominanti, in uno spazio e in un tempo. Di prendere la vita con rabbia.
O di essere solo più veri degli altri. O più liberi. O più audaci.
Capita. Di essere differenti. Che in fondo, la differenza, è la bellezza del mondo. La sua ricchezza. Almeno fino a quando non gioca contro, non mette in crisi le altre differenze insomma.
Il guaio grosso è che talvolta non amiamo abbastanza fare cose morali o legali. Cose come essere se stessi. Innamorarsi senza orgoglio e vergogna. Sorridere senza pudore. Commuoversi apertamente. Ridere con il cuore.
Uscire da ruoli e finzioni. Rilassarsi. Magari pure sperare, avere fiducia, credere in qualcosa e in qualcuno.

Che insomma sta diventando immorale o illegale avere la faccia pulita, l’anima romantica, la testa zeppa di grandi pensieri. Onorare la semplicità, cercare la verità. Perfino desiderare che l’amicizia sia amicizia, che ‘umanità’ abbia il senso che dovrebbe avere per farci stare meglio…